LETTERA DI AGOSTO: Mese dell’Effettivo e dell’Espansione
Cari Amici del Distretto Rotary 2072,
perdonatemi se inizio questa lettera di agosto dal punto in cui avevo terminato la prima un mese fa. L’avevo conclusa con un saluto di speranza per Massimiliano Tacchi, ma purtroppo il mio auspicio si è rivelato cieco, arenandosi di fronte alla ineluttabilità della vita. Tutti noi abbiamo perso un grande rotariano, troppo presto per accettare il verdetto: lui, Governatore del Distretto 2071 per circa un mese. ci ha lasciato all’età di 62 anni. Noi Governatori dei Distretti Rotary di Italia, Malta e San Marino ci siamo stretti attorno alla famiglia, a Lisanna e a tutti gli amici del Distretto “gemello”; in una chiesa di Lucca abbiamo ascoltato le belle parole del figlio Andrea, e di Giampaolo Ladu, onorandone la prematura scomparsa. Come abbiamo scritto insieme nel breve necrologio uscito sulla stampa, le sue parole si sono rivelate profetiche. Nell’unica lettera ai “suoi” rotariani nel mese di luglio ammoniva: «credo che la grandezza del Rotary sia proprio quella di riuscire a migliorare noi stessi creando qualcosa in grado di sopravvivere ben oltre la vita individuale». Ben oltre la vita individuale: quale testimonianza di vita nel segno del Rotary. Abbiamo perso un grandissimo rotariano, temprato dall’energia e dalla schiettezza della sua Toscana. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo è stato un piacere e un onore condividere la sua amicizia. «È mio desiderio – scrive ancora Massimiliano – che ogni socio si senta Governatore del Rotary, rappresentante e portavoce di che cosa è il Rotary e dei prodigiosi servizi che rende all’umanità mondiale. Chi mi conosce sa che in questa annata io “non starò a capo della fila, ma in fondo a fare luce”». La tua luce brilla e brillerà sempre per noi Massimiliano: la luce del tuo esempio. Tu, per chi ti ha conosciuto, sei stato di ispirazione. Questo testamento spirituale ci sprona a cercare altre persone per far sapere che nel Rotary toscano c’è stato uno come te.
Dobbiamo cercare quelli che sono rotariani nel cuore ma non lo sono ancora di fatto, non portano il distintivo ma lo porterebbero a volte meglio di altri che lo ostentano in maniera sterile e controproducente. Dobbiamo cercare dei rotariani che non sanno di esserlo, che non sanno di incarnare inconsapevolmente i nostri ideali, la nostra mission. Noi siamo persone intraprendenti che mostrano come coniugare testa, cuore e mani nel servizio alle comunità vicine e lontane in progetti di servizio umanitari durevoli ed efficaci. Abbiamo l’onore e l’onere di cercare i rotariani in potenza che sono accanto a noi, nelle nostre città e nei nostri territori. La prima sfida che ci pone il Presidente Internazionale Barry Rassin è infatti quella di “sostenere e rafforzare i club”: conservare la compagine dei soci e rafforzarla con un’azione di espansione nelle nostre comunità. Ma sappiamo che questa azione di ricerca, di individuazione delle persone più adatte a perseguire lo Scopo del Rotary sarà più efficace se i Presidenti dei Club e i loro soci si mostreranno entusiasti di essere rotariani, se tutti noi saremo in grado di essere d’ispirazione, di essere d’esempio, così come Massimiliano ha dimostrato d’essere. La nostra comune azione sarà vincente se saremo in grado di suscitare il desiderio di appartenenza ad un grande movimento mondiale che dopo 113 anni dalla sua fondazione conta un milione e duecentomila soci.
Ciò avverrà se tutti i soci dei 54 club del nostro bellissimo Distretto 2072 si adopereranno in azioni umanitarie nella consapevolezza del valore aggiunto derivante dalla nostra immagine pubblica, coniugando identità e visibilità insieme nel service, che non è beneficenza. La domanda che ci dobbiamo porre è: «perché questa persona o questo gruppo di individui dovrebbe affiliarsi al Rotary (o al mio club)?». Quanti di noi sono in grado per convincere qualcuno ad affiliarsi al nostro club con una frase di 10 parole? Che cosa gli diremmo? La risposta è nello scrivere la nostra proposta di valore. E nello scrivere questa proposta dobbiamo ritrovare quella forza che Paul Percival Harris ha avuto fin dalle origini del nostro movimento: un grande desiderio di procedere, ad andare avanti.
Come scrive in My Road to Rotary, «nel febbraio del 1905 organizzai un incontro con tre giovani uomini d’affari e in quella occasione proposi loro un piano molto semplice di cooperazione reciproca e di amicizia informale, come quella che noi tutti avevamo vissuto nei nostri villaggi di origine. Furono d’accordo con me» (La mia Strada verso il Rotary, ed. Franco Zarry, 1993). Poi il Rotary si è sviluppato, divenendo leader mondiale nelle azioni a favore di chi chiede, soprattutto nei grandi insostituibili bisogni primari, cominciando dall’acqua pulita, dalla salute della mamma e del suo bambino. Nel 1905 è sorto un movimento in grado di fornire una capacità di ideazione e concretizzazione nel momento dell’azione umanitaria, guardando allo sviluppo economico delle comunità e soprattutto perseguendo un ruolo di operatore di pace nella composizione dei conflitti.
È nato un grande movimento fatto di uomini e donne che ti guardano con lo sguardo innocente ed entusiasta di un bambino. Qui ritorna l’aspetto formativo del Rotary. Come riporta lo stesso Paul Harris citando sir Henry Braddon: «uno dei modi attraverso cui il Rotary sviluppa l’individuo è quello di preservare il ragazzo che c’è in lui. Nel profondo del cuore di ogni buon uomo c’è sempre un ragazzo, un ragazzo che guarda la vita come a una cosa meravigliosa, con occhi limpidi, senza pregiudizi o intolleranze, con vero entusiasmo, pronto all’amicizia». Infatti come scriveva nel 1946 «il Rotary riunisce uomini d’affari e professionisti di diverso stato sociale, di diversa religione e nazionalità, affinché possano meglio comprendersi a vicenda ed essere quindi più solidali, cordiali e al servizio gli uni degli altri». Dobbiamo far capire che non è una affiliazione ad un gruppo di persone ma un adesione ad un modello di vita, ad uno stile: Rotary è anche educazione all’espressione nel linguaggio, alla capacità di autorappresentazione nel comportamento.
Nel sito web del Distretto troverete una molteplicità di strumenti ideati per aiutarvi nel compito che avete quest’anno: difendere e divulgare il Rotary. Questo per voi Presidenti e per i collaboratori della vostra squadra deve essere l’anno del cambiamento, lo deve essere per tutti noi, a partire da noi stessi. Perché il Rotary è il momento in cui l’essere e il divenire si coniugano nel servire. Paul Harris non si è fermato dopo aver fondato il club che ora noi conosciamo come Chicago One, club con cui quest’anno il nostro Distretto ha l’onore di collaborare in un Global Grant sostenuto da Marga Hewto in Senegal a favore della lotta al tumore nella cervice uterina.
Paul Harris sentiva di dover espandere l’idea del Rotary. Il secondo club fu fondato tre anni dopo, nel novembre del 1908 a San Francisco; poi seguirono i club di Oakland, Seattle, Los Angeles, New York, Boston. Dagli Usa al Canada, con il RC di Winnipeg, poi lo sbarco, oltre l’Atlantico, a Londra, cui seguirono altri cinquecento club in Gran Bretagna, e di lì raggiunse il continente, a Madrid dove fu fondato il primo Rotary Club della vecchia Europa. Infine ecco la sera del 23 novembre 1923 al ristorante «Cova» di Milano, in cui si fonda il primo club italiano. Fin da allora ci fu un dibattito interno sulla fisionomia del club, come ci racconta Widmann: tra tratto democratico all’americana e tratto aristocratico, aspetto quest’ultimo che prevalse, conferendo questo speciale tono d’elìte al Rotary in Italia fin dalle sue origini. Ma con il trascorrere del tempo e il mutare degli scenari sociali siamo passati dal Rotary dell’elìte a quello del fare service, cercando di non disperdere quell’originario tratto caratteristico del Rotary italiano.
In seguito il Rotary in Italia si evolse nel 1924 con la fondazione del club di Trieste e nel 1925 esplose con la creazione di 11 Club a Roma, Torino, Napoli, Palermo, Genova, Firenze, Livorno, Venezia, Bergamo e Cuneo. Nel nostro Distretto di quel fatidico 1925 vantiamo la presenza del RC Parma. Venendo più vicini a noi nel tempo, quest’anno si terranno i settantesimi della fondazione di alcuni Club, come quelli di Ferrara, Ravenna e Forlì. Questo non significa che il blasone del club sia tout court sintomo di vivacità e di floridezza di un club. A volte troviamo club sorti dopo, ma innervati da un grande entusiasmo e voglia di fare Rotary. Questo entusiasmo diventa la chiave del successo all’esterno ed influisce sull’effettivo.
Ma non dobbiamo mai sottovalutare la situazione, perché in questo senso veniamo da anni di grande variabilità. Come ci ha recentemente segnalato il Rotary Training Leader Ezio Lanteri all’ASDI, se all’inizio di luglio 2011 il Rotary in Italia sfiorava quasi i 43.000 soci, in seguito ha subito una decrescita che lo ha portato nello stesso periodo del 2014 a poco sotto i 40.000 soci. Ugualmente i 53 soci attivi si sono ridotti a 45-46 per Club. Il nostro distretto deve crescere nella consistenza dell’effettivo: dai circa 3040 soci deve puntare ad almeno un socio in più per club. Ma sono sicuro che voi presidenti saprete stupire prima di tutto voi stessi con altri numeri. A proposito di numeri. Essendo a conoscenza del mio interesse per la numerologia manifestatosi pubblicamente a Ferrara, una giovane socia del nuovo club di Cesenatico Mare nel corso della mia visita mi ha segnalato che la somma delle cifre del numero 2072 e quella delle cifre del numero 2018 danno entrambe 11 e quindi 2. Sono rimasto molto sorpreso e l’ho ringraziata molto per la conoscenza di cui mi aveva reso partecipe.
Però, oltre a questi, altri sono i numeri che ci devono interessare; sono quelli relativi ai nuovi soci che in questo anno riuscirete a fare. Cominciamo da un altro dato significativo: tra il 2013 e il 2017 la componente femminile nei distretti italiani è cresciuta dal 12 al 17%. Il nostro Distretto vede una presenza femminile pari a circa il 14%. Quindi le quattro azioni da mettere in pratica nell’ambito dell’effettivo, come già aveva segnalato Lanteri sono: conservare, crescere, diversificare, ringiovanire. Conservare significa che mi interesso a chi c’è già, prima di pensare all’espansione. Stabilizzo il mio Club, lo rendo un luogo in cui sia piacevole e culturalmente stimolante partecipare, mentre consolido l’orgoglio dell’appartenenza, ricordando che la partecipazione ad un service vale come buona compensazione dell’assiduità non ottimale.
Nella fase della crescita significa puntare alla diversificazione a favore di una maggiore presenza femminile, verificando ove possibile di inserire ragazzi e ragazze. Questo non significa “quote rosa” o reclutamento di giovani a prescindere. Abbiamo bisogno di donne e giovani “tosti”, così come ne abbiamo esperienza quotidiana nel mondo del lavoro. Ugualmente non è raro di incontrare nei club dei rotariani “diversamente giovani” particolarmente brillanti. Questo però non ci esime di pensare al futuro del nostro sodalizio ricercando nuovi rotariani motivati nelle fila dei rotaractiani, tra gli Alumni, e in generale in giovani persone dinamiche, dal buon carattere, dalla buona reputazione professionale anche se si trovano solo agli albori di una carriera che potrebbe essere promettente, in grado di entusiasmarsi alla ideazione e realizzazione di un progetto di servizio.
Ancora una volta nel segno della ruota, nel tocco della campana, sotto l’egida simbolica dei colori del Rotary, blu e oro, alla ricerca degli “uomini migliori”, come scrive Claudio Widmann, presidente della Commissione Distrettuale per la Formazione, nel libro che ho distribuito ai presidenti al SIPE, Rotary Ideale. «Come si nota il leader è figura ben più complessa rispetto ad un uomo dominato dal complesso di potere e capace di comandare agli altri…le capacità più singolari che vengono rintracciate nei leaders naturali (creatività, intuizione, problem solving, maturità emotiva, ecc.) in effetti, appartengono ad un’area particolare dell’esperienza umana in cui le potenzialità personali si esprimono al meglio e consentono prestazioni d’eccellenza».
Cerchiamo giovani leaders, perché il mondo di domani sarà loro. Noi avremo la soddisfazione di averli scelti, dando un aiuto al talento in fieri.
Buon Rotary a tutti,
Paolo